Mario Bava: Cani Arrabbiati (1974)

caniarrabbiati

Dopo aver rapinato una banca quattro delinquenti tentano la fuga, ma qualcosa va storto, e uno di loro viene ucciso. I tre rimasti riescono a fuggire in auto con il bottino, prendendo in ostaggio un uomo, un bambino ed una donna. I membri della banda si chiamano tra loro con dei soprannomi: il capo del gruppo è il “Dottore”, “Bisturi” è il più nevrotico esperto di lame, mentre “Trentadue”, è il più strafottente Un lungo viaggio sulle autostrade italiane, tra autogrill, distributori e caselli, fatto di sangue e violenza, con esiti del tutto inaspettati.

  • REGIA: Mario Bava
  • SCENEGGIATURA: Sandro Parenzo
  • ATTORI: Riccardo Cucciolla, Maurice Poli, George Eastman, Don Backy, Lea Lander, Erika Dario

Ancora una volta Bava mi lascia senza parola e ribadisco il concetto di eclettico e geniale.

La carriera di Bava è fatti di eccessi, visivi principalmente a volte narrativi, ma sempre con l’intenzione di spingere più in là il limite del genere. Ne abbiamo parlato ampiamente nelle sue rivisitazioni dell’horror classico e della fantascienza,ma adesso cambiamo genere, un genere che sarà molto in voga negli anni 70, il cosiddetto polizziottesco.

Ho avuto modo di vederlo in tutte le salse (da quello sociale a quello comico) e quando pensi di aver visto tutto il sangue rosso pomodoro, tutte le varianti dei pantaloni a zampa d’elefante e le varie Alfa Romeo Giulia, arriva Bava e ti spiazza con un prodotto cosi cruento e moderno che viene da chiedersi come è potuto passare nei cinema.

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E infatti non si è mai visto nei nostri cinema, al solito il traballante paese italico ne ha fatta una delle sue, casa di produzione fallita, mancata distribuzione e riesumato quasi 30 anni dopo, in home video e in varie versione con vari finali, fin quando Sky (che oggi è l’unica davvero interessata di cinema) , ha tirato fuori la versione originale (con il titolo “Semaforo rosso”).

E finalmente ho potuto apprezzare quello che per molti è definito il capolavoro di Bava, sicuramente una delle opere più innovative.

Siamo di fronte a un road movie , che spinge all’limite la violenza e il sangue, i criminali sono psicopatici e volgari (un inedito Don Backy nel ruolo di “bisturi”) , scene che sarebbero impensabili oggi (sopratutto per il cinema italiano) Bava le sbatte in faccia allo spettatore senza sotto intesi di alcun tipo, niente morale, niente buoni contro cattivi, solo disperazione in una corsa infernale, tra paesaggi desolati, quasi da incubo una specie di dimensione parallela dove il viaggio non finisce mai ed è una specie di condanna per tutti i passeggeri dell’auto.

A questo si aggiunge uno dei finali più agghiaccianti e spiazzanti che si sia mai visto in questo genere di film.

Insomma se non fosse per le auto e i vestiti, non riusciremmo a capire che siamo nel 74, perché la storia è cosi attuale e moderna, di fatto è il prototipo di tutto quello che verrà realizzato nell’ambito dei road movie con fuggitivi negli anni successivi (immensa l’influenza sul cinema americano). Ribadisco un opera geniale , estrema come Arancia Meccanica ma più cattiva, disperata , irrazionale e crudele, che lascia l’amaro in bocca e colpisce come un pugno di ferro, in una parola: unico.

Capolavoro.

Mario Bava: 5 bambole per la luna d’agosto (1969)

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Frick Hangel, creatore di una nuova resina sintetica, viene invitato a trascorrere qualche giorno di vacanza, con la moglie Trud, nella villa che un industriale chimico, George, possiede su un isolotto deserto. In realtà, costui è interessato alla formula di Frick e da solo, o in società con due colleghi, Nick e Jack (anch’essi presenti nella villa con le consorti) è disposto a pagargliela lautamente, mentre dichiarando il suo disinteresse per il denaro, Frick rifiuta ogni offerta. Una sera, recatasi a un appuntamento con un cameriere, la moglie di Frick scopre che l’uomo è stato assassinato. Il giorno dopo la stessa sorte tocca a Frick (del cui cadavere, però, non resta traccia) e via via scompaiono quasi tutti gli altri.

  • REGIA: Mario Bava
  • SCENEGGIATURA: Mario Di Nardo
  • ATTORI: William Berger, Ira Fürstenberg, Edwige Fenech, Renato Rossini, Teodoro Agrimi, Edy Galleani,Mauro Bosco, Maurice Poli, Edith Meloni, Helene Ronee

Cinque bambole per la luna d’agosto nasce come giallo di costume, siamo nel ’69 i protagonisti sono dei ricchi e annoiati uomini d’affari, loschi e con pochi scrupoli che vanno in vacanza su un isola con le loro compagne, ma in realtà cercano di corrompere col denaro un loro amico chimico, che ha trovato una formula nuova che potrebbe valere milioni. E fin qui il film è abbastanza noioso, salvo qualche scena sexy con la sempre verde Edwige Fenech, poi però fortunatamente la mano di Bava ha il sopravvento e come in “Dieci piccoli indiani” un misterioso killer inizia a mietere vittime , niente di eclatante ma è divertente (quasi comico) lo stoccaggio dei cadaveri nella cella frigorifera.

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Ma non fraintendetemi non siamo di fronte a un prodotto di bassa qualità che si tiene in piedi grazie a qualche nudo, questa sarebbe una visione alquanto superficiale, invece va sottolineata la capacità di creare dei personaggi volutamente negativi, infatti non si riesce a parteggiare per nessuno, anzi gli omicidi alla fine sono liberatori. Forse mi sarei aspettato qualcosa di più truculento ma effettivamente questo avrebbe stravolto la trama, che invece si muove su un sottile filo tra il giallo classico e quello moderno. Finale a sorpresa con simpatico motivetto in chiusura, da rivalutare.