Dopo aver rapinato una banca quattro delinquenti tentano la fuga, ma qualcosa va storto, e uno di loro viene ucciso. I tre rimasti riescono a fuggire in auto con il bottino, prendendo in ostaggio un uomo, un bambino ed una donna. I membri della banda si chiamano tra loro con dei soprannomi: il capo del gruppo è il “Dottore”, “Bisturi” è il più nevrotico esperto di lame, mentre “Trentadue”, è il più strafottente Un lungo viaggio sulle autostrade italiane, tra autogrill, distributori e caselli, fatto di sangue e violenza, con esiti del tutto inaspettati.
- REGIA: Mario Bava
- SCENEGGIATURA: Sandro Parenzo
- ATTORI: Riccardo Cucciolla, Maurice Poli, George Eastman, Don Backy, Lea Lander, Erika Dario
Ancora una volta Bava mi lascia senza parola e ribadisco il concetto di eclettico e geniale.
La carriera di Bava è fatti di eccessi, visivi principalmente a volte narrativi, ma sempre con l’intenzione di spingere più in là il limite del genere. Ne abbiamo parlato ampiamente nelle sue rivisitazioni dell’horror classico e della fantascienza,ma adesso cambiamo genere, un genere che sarà molto in voga negli anni 70, il cosiddetto polizziottesco.
Ho avuto modo di vederlo in tutte le salse (da quello sociale a quello comico) e quando pensi di aver visto tutto il sangue rosso pomodoro, tutte le varianti dei pantaloni a zampa d’elefante e le varie Alfa Romeo Giulia, arriva Bava e ti spiazza con un prodotto cosi cruento e moderno che viene da chiedersi come è potuto passare nei cinema.
E infatti non si è mai visto nei nostri cinema, al solito il traballante paese italico ne ha fatta una delle sue, casa di produzione fallita, mancata distribuzione e riesumato quasi 30 anni dopo, in home video e in varie versione con vari finali, fin quando Sky (che oggi è l’unica davvero interessata di cinema) , ha tirato fuori la versione originale (con il titolo “Semaforo rosso”).
E finalmente ho potuto apprezzare quello che per molti è definito il capolavoro di Bava, sicuramente una delle opere più innovative.
Siamo di fronte a un road movie , che spinge all’limite la violenza e il sangue, i criminali sono psicopatici e volgari (un inedito Don Backy nel ruolo di “bisturi”) , scene che sarebbero impensabili oggi (sopratutto per il cinema italiano) Bava le sbatte in faccia allo spettatore senza sotto intesi di alcun tipo, niente morale, niente buoni contro cattivi, solo disperazione in una corsa infernale, tra paesaggi desolati, quasi da incubo una specie di dimensione parallela dove il viaggio non finisce mai ed è una specie di condanna per tutti i passeggeri dell’auto.
A questo si aggiunge uno dei finali più agghiaccianti e spiazzanti che si sia mai visto in questo genere di film.
Insomma se non fosse per le auto e i vestiti, non riusciremmo a capire che siamo nel 74, perché la storia è cosi attuale e moderna, di fatto è il prototipo di tutto quello che verrà realizzato nell’ambito dei road movie con fuggitivi negli anni successivi (immensa l’influenza sul cinema americano). Ribadisco un opera geniale , estrema come Arancia Meccanica ma più cattiva, disperata , irrazionale e crudele, che lascia l’amaro in bocca e colpisce come un pugno di ferro, in una parola: unico.
Capolavoro.