Rio Lobo (1970)

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Durante la guerra di Secessione degli Stati Uniti, il capitano sudista Pierre Cordona riesce a impossessarsi di un carico d’oro destinato alle truppe nemiche. Finita la guerra, il colonnello nordista Cord Mcnally, convinto che al furto abbia collaborato uno dei suoi uomini, si mette alla ricerca del traditore.
GENERE: Western
REGIA: Howard Hawks
SCENEGGIATURA: Leigh Brackett, Burton Wohl
ATTORI:
Susana Dosamantes, Jim Davis, Edward Faulkner, Jack Elam, Victor French, Mike Henry, David Huddleston, Peter Jason, Sherry Lansing, Christopher Mitchum, Jennifer O’Neill, Jorge Rivero, John Wayne, Bill Williams

Rio Lobo parte da lontano, dalla guerra di Secessione, una guerra ben lontana dagli eccessi narrati in tanti film qui il colonnello nordista McNally (Wayne) non ha un odio viscerale verso i suddisti , infatti finita la guerra cerca due suoi ex prigionieri per aiutarlo a capire chi aveva tradito la sua compagnia, perché si può rispettare il nemico ma mai il traditore.

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Dopo dei titoli di testa tra i più evocativi che il western ricordi inizia appunta questa storia che ci permette di assistere a uno dei più fantasiosi assalti al treno mai visti, davvero geniale e ben pensato. La trama è molto lineare e riprende altri film di Wayne, ancora una volta avrà al suo fianco due giovani per combattere i “cattivi” ,uno di questi due giovani è Christopher Mitchum (figlio di Robert) cosi come era già presente nel “Grande Jake” . Questo film chiude la trilogia iniziata con Un dollaro d’onore e seguita con El Dorado, decisamente crepuscolare e pessimista, il mito e il romanticismo è del tutto assente.

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Le musiche sono affidate da un virtuoso Jerry Goldsmith, purtroppo è l’ultimo film diretto da Howard Hawks. Un classico senza grandi pretese.

Il grande Jake

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Una banda di razziatori, dopo aver assalito la fattoria dei MacCandles, rapisce il piccolo Jacob e chiede alla famiglia un riscatto di un milione di dollari. Marta MacCandles, nonna di Jacob, comprendendo che il ragazzo verrà ucciso in ogni caso, si decide a ricorrere al marito Jake, dal quale vive separata da quindici anni. Jake, uomo astuto, privo di scrupoli e ancora dotato, a dispetto dell’età avanzata, di un’invidiabile vigoria fisica, finge di aderire alle richieste dei banditi: accompagnato dai due figli e da un vecchio indiano, giunge nel covo dei malviventi.
GENERE: Western
REGIA: George Sherman
SCENEGGIATURA: Rita M. Fink, Harry Julian Fink
ATTORI:
John Wayne, Richard Boone, Patrick Wayne, Christopher Mitchum, Bruce Cabot, Bobby Vinton, Maureen O’Hara, Glenn Corbett, John Doucette, Jim Davis, Ethan Wayne, Harry Carey Jr., John Agar

Vedendo questo film con un crepuscolare Wayne  non si può non provare una certa tenerezza, qui Wayne interpreta se stesso con tanto di ironia e autoironia (cosa rara nei western)  con persino una scena sotto la doccia! Per certi versi questo film potrebbe essere il seguito di McLintock , abbiamo ancora una volta la coppia Wayne – O’Hara (anche se per un piccolo ruolo) non mancano le battute e le situazioni paradossali, c’è una certa dose di violenza sopratutto nella scena iniziale, veramente sanguinaria per un film con Wayne tanto da ricordare i western di Peckinpah.

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Si aggiungono due figli d’arte, Patrick Wayne (figlio di John) e Christopher Mitchum (figlio di Robert), più una serie di caratteristi nei ruoli dei cattivi , cattivi veramente sanguinari tra cui uno che non disdegna di usare il machete (con un finale da amaro in bocca) per affrontare le sue vittime.

Un film a toni alterni, da una parte il mito Wayne e l’ironia della frontiera, dall’altra il senso del tempo che passa (siamo nel ’71) che si potrebbe sintetizzare in questo dialogo,che avviene tra Jake e suo figlio Mike quando Jake chiede a Mike di sparare a un cervo che si trova a quasi 500 metri di distanza:

– Io non ammazzo per dimostrare che sono bravo!

– Mike si ammazza per due ragioni per difendersi o per mangiare.. ci serve un po di carne.

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Questo dimostra come ci sia stato un cambio generazionale, ora uno dei figli di Jake gira in auto e in moto e spara con un fucile di precisione e l’altro figlio ha una pistola a 8 colpi con caricatore. Insomma si respira una certa malinconia, un bel film sotto tanti punti di vista  con un finale un po approssimativo e una generosa dose di violenza, da riscoprire.